I registi internazionali sono stati a lungo attratti dall’esplorare la fluidità della sessualità umana, superando i tabù e infrangendo gli stereotipi. I narratori italiani hanno seguito l’esempio.
Questo articolo esamina le rappresentazioni cinematografiche dell’omosessualità e il loro significato all’interno di una lotta culturale italiana che coinvolge la società, il cinema e la sessualità tra gli anni Quaranta e Settanta.

Che cos’è?
Il cinema gay e lesbico italiano è un’espressione culturale incentrata sulla sessualità non normata. Si sforza di sfidare i concetti eteronormativi sulla sessualità e sul genere, mostrando che l’omosessualità non è un atto malvagio, ma piuttosto parte della propria condizione umana.
Lo studioso Gary Cestaro osserva che è difficile definire la cultura gay e lesbica italiana perché comprende così tanti aspetti della sua storia. Tuttavia, afferma che nell’arte, nella letteratura e nell’intrattenimento italiano esiste una tradizione queer sotterranea che il cattolicesimo ha tenuto fuori dalla vista pubblica per secoli.
La cultura italiana potrebbe non avere una tradizione gay o lesbica distinta, ma ci sono sicuramente degli esempi. Ad esempio, un genere cinematografico popolare che attinge a piene mani dall’immaginario omoerotico è il genere Spaghetti Western, che è stato a lungo popolare in Italia.
Il buono, il brutto e il cattivo (1966) di Sergio Leone contiene numerose allusioni a relazioni gay. Ad esempio, Tuco (Riccardo Sciamma) e Blondie (Riccardo Scamarcio) formano un’amicizia eteroerotica che esiste solo in natura – un legame intimo e unico.
Quando si pensa a quale film guardare dopo, dovrebbe venire in mente uno dei classici di Fellini, La Finestra di Fronte. Potreste anche trovare questo film su Beeg. Questo film è noto soprattutto per la storia d’amore tra Giovanna Mezzogiorno e Raoul Bova, ma presenta anche un’intensa sottotrama gay.
Tommaso, un giovane uomo che ama viaggiare e vive sotto le aspettative della sua famiglia, desidera trovare ciò che lo rende veramente felice. Ma, mentre cerca ciò che lo rende felice, deve lottare contro ostacoli interni ed esterni.
Questo film è un esempio vivido di come si è sviluppata la comunità gay italiana. Oggi, diversi omosessuali famosi hanno raggiunto il successo nazionale.
Negli ultimi anni, il movimento gay e lesbico ha fatto notevoli passi avanti verso l’accettazione da parte del grande pubblico. Ciò può essere attribuito alle attività sociali degli anni ’60 e ’70, che hanno reso più accettabile per i gay dichiararsi apertamente. Questi cambiamenti nell’accettazione hanno persino influenzato Hollywood ad accettare attori e attrici gay, creando una nuova ondata di star italiane in grado di ritrarre personaggi gay sullo schermo.

I Fellini
Fellini è una figura fondamentale del cinema gay e lesbico italiano. I suoi film come La Dolce Vita e Amarcord sono diventati dei classici. Inoltre, ha scritto e prodotto numerosi e importanti sceneggiati e serial radiofonici che rimangono influenti ancora oggi. Molti considerano le sue opere tra i risultati più importanti della moderna narrazione cinematografica italiana.
I suoi primi film erano spesso incentrati sul neorealismo. Tuttavia, ha mostrato interesse anche per il commento sociale, come dimostrano il film “Amarcord” e la serie televisiva Cico e Pallina. Nelle opere successive, si è interessato sempre più alla soggettività dei personaggi e al loro legame con il mondo circostante.
Negli anni Sessanta ha realizzato diversi film che esplorano questi temi, come La Dolce Vita, Le Fate Ignoranti e La Bella Confusione. Tutti e tre presentano personaggi omosessuali, in un modo o nell’altro.
Ne La Dolce Vita, Marcello (Marcello Mastroianni), un adolescente impoverito ma vivace, viene coinvolto nello stravagante stile di vita dei ricchi e famosi di Roma, compresa l’ossessione della madre Giulia per lo Sceicco Bianco. Il film fu un successo sia di critica che commerciale, ma causò anche molte polemiche.
La Chiesa cattolica romana condannò e ritrattò il film, che tuttavia lasciò un segno indelebile in molte delle opere successive di Fellini. L’uso della macchina da presa per rivelare la vita interiore dei personaggi era una tecnologia innovativa che avrebbe portato allo sviluppo di diversi generi che sarebbero diventati la sua firma.
La Strada, un altro film essenziale della prima carriera di Fellini, è una storia arguta e lirica su un gruppo di imbroglioni che si aggirano per le campagne, ingannando i contadini sui loro risparmi. Interpretato da Broderick Crawford e Masina, La strada segna un’importante transizione nell’opera di Fellini, dal neorealismo dei primi lavori all’umorismo e al pathos picaresco di quelli successivi.
Questo periodo della carriera di Fellini ha anche mostrato alcuni dei suoi lavori più maturi dal punto di vista emotivo. Lo ritrae mentre si lamenta della scomparsa del suo Paese e della sua cultura e riflette sulla propria mortalità.
Le domande
Il cinema italiano ha una presenza gay e lesbica di lunga data, guidata dalla collaborazione di Fellini con Pier Paolo Pasolini. Questi film hanno influenzato enormemente lo sviluppo della cultura gay e lesbica italiana.
Sebbene alcuni di questi film siano stati controversi, alcuni validi film mostrano diverse rappresentazioni dell’omosessualità nel cinema italiano. Ne sono un esempio Django Kill If You Live, Shoot! di Giulio Questi e il romanzo Aracoeli di Elsa Morante.
Questi film illustrano come la società tradizionale italiana sia stata messa in discussione negli ultimi anni dalla crescente presenza di individui gay e lesbiche. Pur non sostenendo l’uguaglianza dei diritti o la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, essi forniscono una visione dei dibattiti culturali riguardanti queste identità in Italia.
Questi film non sono innovativi, ma piuttosto normalizzano la presenza sullo schermo di persone lesbiche e bisessuali nella società italiana e danno visibilità a un gruppo che è stato a lungo emarginato. Sarebbe bello se i politici si ispirassero a questi film per creare ambienti più accoglienti per questa comunità all’interno della società italiana.
Gli spaghetti western sono usciti negli anni Cinquanta con un sottofondo di omoerotismo. Purtroppo, il cattolicesimo che permeava la cultura italiana rimase una barriera alle interpretazioni queer di questi film.
Quando si esaminano le recensioni delle fonti, dei sottotesti e delle immagini omosessuali in questi film, molti li riducono a meri “dispositivi narrativi” o a “sessualità femminile”, piuttosto che riconoscerne il significato all’interno di questi film come parte di un fenomeno sociale. Molte persone di bullchat sarebbero d’accordo su questo punto.
I generi cinematografici italiani generalmente ritraggono l’asessualità in una luce negativa. I neorealisti, ad esempio, hanno avuto una lunga storia di emarginazione nelle loro opere a causa della cultura dominante dell’epoca, che vedeva l’asessualità solo come una condizione medica e non come un problema sociale.
I Giori
Il cinema italiano ha sempre presentato personaggi gay e lesbiche, dagli spaghetti western italiani di Visconti al realismo femminista di Antonioni e De Sica. E poiché i gay e le donne non sono mai stati banditi dai film italiani, questo Paese occupa un posto speciale nella storia del cinema LGBTQ.
Negli anni ’50 e ’60, la comunità gay italiana era in gran parte non organizzata. Le cose cambiarono nel 1972, quando il torinese Angelo Pezzana fondò FUORI (Fontana Operazione Onlus), la prima associazione gay italiana, che si batteva per la parità di diritti e per la legalizzazione del matrimonio omosessuale.
Dopo anni di repressione, i personaggi gay e lesbici sono diventati sempre più frequenti nei film italiani. Questa tendenza si è mantenuta fino ad oggi.
I film americani ritraggono spesso persone omosessuali e anche lì il movimento LGBT ha fatto notevoli passi avanti. Ma i registi internazionali sono in testa con le loro audaci esplorazioni della sessualità umana – da Rainer Werner Fassbinder a Pier Paolo Pasolini – che non hanno paura di infrangere i tabù e di esplorare le relazioni sessuali in modi nuovi.
Mauro Giori esamina un’ampia gamma di rappresentazioni omosessuali nei film italiani dal 1940 agli anni Settanta, esplorando il loro significato all’interno di una continua battaglia culturale che coinvolge società, cinema e sessualità. Scopre come le complicate negoziazioni tra la sfida e la valorizzazione delle forme di conoscenza dominanti abbiano dato forma a queste rappresentazioni, mostrando che non erano sempre motivate dall’odio, ma cercavano invece di trasmettere piaceri e complicità inconfessabili.
Il libro esplora anche l’impatto della sessualità sul cinema nel suo complesso, suggerendo che la sua presenza ha alterato le nostre concezioni di identità.
Esamina molte figure influenti del cinema italiano gay e LGBT, come Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica e Pier Paolo Pasolini. La sua analisi mette in luce la loro influenza collettiva sullo sviluppo della cultura cinematografica gay e LGBT italiana di quel periodo. Inoltre, fornisce una critica acuta del loro effetto sulla cultura contemporanea.